Per Paola Severino, ex ministra della Giustizia, da sei mesi al vertice della Scuola nazionale dell’Amministrazione, e’ giusto “che le norme siano monitorate – dice in un’intervista a La Repubblica, commentando anche il quesito referendario legato alla legge che porta il suo nome -. Il quesito approvato dalla Corte Costituzionale si riferisce appunto allo specifico della sospensione dei sindaci dopo il primo giudizio. Se l’applicazione di quella legge, specie in relazione all’abuso di ufficio, ha portato a constatare che molte di quelle sentenze venivano modificate in appello, e’ legittimo che si suggerisca una modifica. Ma ci sono anche altri progetti in corso”. “Se non arrivasse la volonta’ del Parlamento, allora bisognera’ rispettare la volonta’ dei cittadini, a patto che si esprima con il quorum previsto dalla Costituzione” spiega. L’ex ministra si sofferma anche su alcuni punti della riforma della giustizia, come lo stop per le cosiddette porte girevoli, tra magistrati e politica: “A me sembra un sano principio culturale, prima che giuridico, prevedere che un magistrato non possa candidarsi o assumere ruoli politici negli stessi luoghi in cui ha svolto le sue funzioni”. Paola Severino sa “che la giustizia e’ lenta e poco efficace”, ma “abbiamo meccanismi di bilanciamento che accrescono la loro potenzialita’, la fase piu’ sbilanciata e’ quella delle indagini, ma poi nel contraddittorio la giustizia vince sempre”. E “conosco tanti magistrati, che lavorano operosamente, senza cercare le luci della ribalta – sottolinea -. E questo deve sempre ispirare la nostra fiducia”.

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