Si celebra oggi, Giovedì 16 aprile, la Giornata mondiale contro la schiavitù infantile, in ricordo dell’uccisione di Iqbal Masih. In Pakistan 25 anni fa, nel giorno di Pasqua, avvenne l’omicidio di un piccolo tessitore cristiano e grazie a lui il mondo iniziò a combattere la schiavitù da lavoro fra bambini.

Iqbal Masih nacque nel 1983 da una famiglia molto povera, fu venduto dal padre ad un venditore di tappeti e a quattro anni fu costretto ad iniziare a lavorare 10-12 ore al giorno, incatenato al telaio e sottonutrito, tanto da riportare un danno alla crescita. Nel 1992 riuscì ad uscire di nascosto dalla fabbrica per partecipare ad una manifestazione contro il lavoro minorile e ritornando si rifiutò di continuare a lavorare. Ciò gli costò la pelle per le svariate percosse, e successivamente la vita. Nel 1994 presso la Northeastern University di Boston ricevette il premio Reebok Human Rights Award, e l’anno seguente, diventato a soli dodici anni, una scomoda voce delle mafie tessili del Pakistan fu ucciso.

Iqbal è simbolo della lotta contro questa piaga, condotta oggi a livello internazionale con obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals) adottati dai leader mondiali nel 2015, in particolare con l’obiettivo 8.7 che invita la comunità a: “Prendere misure immediate ed efficaci per sradicare il lavoro forzato, porre fine alla schiavitù e alla tratta di esseri umani e assicurare il divieto e l’eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile, incluso il reclutamento e uso di bambini soldato e del lavoro minorile in tutte le sue forme”.

Ma le ultime statistiche riportate dall’UNICEF descrivono ancora una situazione drammatica. Secondo l’organizzazione mondiale, in molte zone impoverite del mondo, sono oltre 150milioni i bambini, tra i 5 e 14 anni, costretti a lavorare perché senza altra alternativa reale. I bambini diventano anelli della catena di produzione di prodotti che vengono venduti sul nostro pianeta nell’indifferenza di tutti. Le multinazionali non sono in grado di garantire che dietro la loro merce distribuita sugli scaffali dei supermercati non ci sia lo sfruttamento della mano d’opera infantile.

Eppure, che differenza c’è tra i figli che stringiamo al petto, e quelli degli altri, che dovrebbero essere lontani dai nostri solo logisticamente? L’infanzia è senza dubbio il fondamento per lo sviluppo dell’individuo: un vero e proprio diritto per il bambino e dovere da rispettare per il mondo. Un bambino a cui viene negata l’infanzia, viene rubato il futuro. L’unica attività a cui ogni bambino merita di dedicarsi è il gioco. L’infanzia corrisponde per Fröbel alla prima fase educativa del bambino in cui introduce appunto il concetto del gioco come strumento educativo fondamentale per l’espressione e la rappresentazione del suo interno in maniera creativa. Un gioco che conduce alla scoperta, facilita l’evoluzione linguistica, mette le basi per l’apprendimento di concetto logico-matematici e anche per future applicazioni lavorative. L’Essere per diventare un “grande” Uomo, necessita di vivere il “piccolo” Bambino, per diventare un abile lavoratore, ha bisogno di crescere attraverso il gioco. Lo sfruttamento minorile è ancora un allarme silenzioso a cui bisogna dar parola.

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