L'attacco di Putin all'Occidente

Diminuzione “drastica” delle attività militari russe nella capitale KIEV e nella città settentrionale di Chernihiv; istituzione di un sistema di sicurezza garantito da più Paesi, fra i quali la Turchia e l’Italia; negoziati a parte sullo status della Crimea e del Donbass. Sono questi alcuni dei punti emersi oggi nei negoziati fra Ucraina e Russia che si sono tenuti a Istanbul, in Turchia, stando a quanto riferiscono media ucraini, russi e turchi. I lavori sono stati aperti dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Stando a quanto riferito da uno dei delegati ucraini, David Arahamiya, KIEV ha proposto un sistema di garanzie di sicurezza per l’Ucraina composto dai Paesi membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite più altri sei soggetti, fra i quali appunto Ankara e Roma, garantito da un accordo ratificato dai rispettivi parlamenti “più severo” dell’articolo cinque dello statuto della Nato sulle aggressioni agli altri Stati membri. Secondo l’agenzia turca Anadolu i Paesi indicati da KIEV per questo organismo sarebbero invece otto. Arahamiya ha affermato inoltre che i territori occupati dalle forze armate russe, ovvero Crimea e alcune zone del Donbass, verrano discussi a parte. Il capo delegazione di Mosca Vladimir Medinskiy, rilanciato dall’agenzia Ria Novosti, ha affermato che le forze armate russe si preparano a “ridurre significativamente le attività militari a KIEV e Chernihiv”. Il Cremlino, sempre secondo Ria, ha inoltre aperto alla possibilità di un incontro fra il presidente russo Vladimir Putin e l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky, ma solo “contestualmente alla firma di una accordo di pace fra i ministri degli Esteri”.

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