Pamela Andress è stata arrestata e si trova dal 12 maggio ai domiciliari. La sedicente estetista, già iscritta nel registro degli indagati dalla Procura di Modena per la morte di Samantha Migliore, la 35enne a cui aveva iniettato del silicone per un ritocco al seno, era infatti rimasta in libertà.

A dare esecuzione alla misura sono stati i carabinieri di Sassuolo, su input del gip di Modena, dopo la richiesta della procura emiliana. Andress è nella sua abitazione di Napoli, dove è stata accompagnata proprio dai militari.

Andress, spiega il procuratore capo di Modena Luca Masini in una nota, è “gravemente indiziata” per la morte della 35enne, avvenuta all’ospedale di Baggiovara il 21 aprile scorso, a seguito di un trattamento di chirurgia estetica eseguito quello stesso giorno presso l’abitazione della vittima a Maranello, in provincia di Modena.

La transessuale 52enne di origini brasiliane è anche sottoposta a indagine per il reato di omissione di soccorso aggravato dal decesso della donna. L’accertamento autoptico eseguito dal consulente della procura, spiega ancora il comunicato, ha individuato la causa del decesso di Samantha Migliore in una embolia attivata dalla iniezione nel seno destro di un fluido semioleoso, tipo silicone. Il consulente tecnico ha scoperto nel corso dell’autopsia, all’interno della zona trattata, circa 300 centimetri cubi del fluido semioleoso, che verrà analizzato.

Ciò che ho visto non lo avevo mai visto prima, in trent’anni di carriera. L’idea che mi sono fatto e sulla quale lavorerò è che vi sia stata un’ostruzione” aveva dichiarato il professore e medico legale Arnaldo Migliorini, consulente nominato dalla famiglia che ha assistito all’esame. “Probabilmente, anche se si fosse trovata in ospedale, sarebbe stato impossibile salvarla: troppo grave quello che sarebbe stato provocato dalla puntura”.

Dalla nota della Procura emerge inoltre un ulteriore dettaglio. Un altro elemento determinante a rafforzare la sussistenza dell’esigenza delle misure cautelari risulta essere una recente dichiarazione resa agli investigatori da un’altra donna che, alcuni anni fa, si era rivolta all’indagata per un trattamento estetico con gravissime conseguenze di cui ancora oggi è portatrice. Ragione per cui il giudice ha ritenuto sussistente il pericolo della recidiva.

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