La Stazione Carabinieri di Sermoneta (Latina), nell’ambito di un’aderente strategia di monitoraggio e ascolto attivo per l’emersione ed il contrasto sui reati di violenza di genere, con particolare attenzione per quelli che possono integrare “maltrattamenti contro familiari e conviventi” (cCodice rosso), così come pianificata dal Comandante Provinciale Colonello Lorenzo D’Aloia ed il Comandante del Reparto Territoriale Ten. Col. Paolo Guida hanno sottolineato particolare attenzione per l’incolumità e la sicurezza delle vittime, oggetto di reati particolarmente insidiosi poiché sviluppati nell’ambito di un contesto solitamente sicuro come quello della famiglia, a seguito di indagini svolte sotto la direzione coordinati dalla locale Procura della Repubblica, ha tratto in arresto un cittadino italiano, quarantatreenne, residente a Sermoneta a carico del quale sono stati riconosciuti sussistenti gravi indizi di colpevolezza per il reato di “maltrattamenti contro familiari e conviventi” nei confronti dell’anziana madre.
In tale contesto dunque, l’Ufficio del Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina, concordando pienamente con le risultanze investigative documentate dalla Stazione Carabinieri di Sermoneta, così come collazionato nella richiesta di misura cautelare formulata dal Sostituto Procuratore della Repubblica di Latina, emetteva l’ordinanza applicativa di misura cautelare in carcere a carico dell’uomo
In particolare, le indagini permettevano di documentare come in più occasioni erano state riscontrate lesioni sull’anziana ottantenne, costretta su una sedia a rotelle in ragione di diverse patologie, attribuibili solo per ipotesi a delle percosse, nella considerazione che l’anziana donna non ha mai ritenuto di denunciare, ed ha sempre negato di essere maltrattata dal figlio quarantatreenne convivente. Pur seguita dai servizi sociali del comune di Sermoneta non ha mai trovato il coraggio di denunciare il figlio, sebbene la polizia giudiziaria l’avesse più volte escussa.
L’attività di monitoraggio ha consentito di documentare la gravità delle vessazioni, costanti, abituali e mortificanti, fatte di ingiurie, minacce, umiliazioni, percosse. La donna è stata più volte schiaffeggiata con violenza, colpita con un mestolo o con un bottiglione, costretta a subire dolorose torsioni di mani e braccia, ciononostante, è documentata anche la rassicurazione fatta al figlio, quale doloroso riscontro dello stato di assoggettamento psicologico cui era sottoposta la donna, che non lo avrebbe mai denunciato. Le violenze sono state commesse anche il giorno di Natale e Capodanno.