Sequestrato per quasi 18 ore, picchiato e ridotto in fin di vita per non aver pagato 2mila euro di affitto. E’ l’incubo vissuto da un uomo di 38 anni riuscito a scappare dalla finestra del bagno di una villetta dove era stato portato dai suoi aguzzini, chiedendo così aiuto e raccontando tutto ai carabinieri. La mattanza è avvenuto nei giorni scorsi a Castel Gandolfo, in provincia di Roma, dove la vittima è stata aggredita addirittura con un machete e ha riportato traumatismi multipli del massiccio facciale, una lesione della gamba sinistra, la perforatura di un timpano, rottura del setto nasale e lesioni interne polmonari. Attualmente è ricoverata in prognosi riservata in ospedale.

Protagonisti della vicenda un gruppo di cinque persone, di età compresa tra i 35 e i 66 anni, tutte già con precedenti e, nelle scorse ore, sottoposte a fermo dai carabinieri con l’accusa di sequestro di persona, tentata estorsione, rapina aggravata, lesioni personali aggravate ed esercizio arbitrario delle proprie ragioni con violenza alle persone.

Tutto è accaduto lo scorso 10 ottobre quando la vittima, in stato di shock, con volto gravemente tumefatto e con ferite diffuse per tutto il corpo, chiedeva aiuto alla portineria di un comprensorio nella frazione “Laghetto” di Castel Gandolfo, venendo immediatamente soccorso dai Carabinieri e da personale del 118.

Ascoltato dai militari, il 38enne ha spiegato che nel pomeriggio di domenica 2 ottobre era stato raggiunto presso la propria abitazione da lui in uso come affittuario, da tre persone. Una volta all’interno i tre lo avrebbero violentemente malmenato, tra i quali il proprietario di casa, ritenuto il mandante della spedizione punitiva per canoni di affitto non saldati, per un importo complessivo di circa 2mila euro. Successivamente i tre soggetti lo avrebbero caricato su un’autovettura in direzione di una villetta isolata di Castel Gandolfo, dove li attendevano gli altri due complici.

Gli indagati, dopo aver rapinato il 38enne del telefono cellulare e del portafoglio contenente 400 euro in contanti, lo avrebbero sottoposto ad una mattanza consistente in percosse ripetute con calci, pugni ed un bastone metallico, praticandogli altresì una profonda ferita ad una gamba con un machete. Al termine delle percosse, il gruppo avrebbe costretto la vittima a passare la notte a dormire sul pavimento, sorvegliato a turno, per poi chiedere l’indomani mattina, ad un conoscente del 38enne, la somma di 5mila euro, da consegnare al proprietario di casa ed ai suoi complici, pena la recisione di un orecchio e delle dita delle mani nonché subire atti carnali.

La vittima, nella mattina di lunedì, tramite uno stratagemma consistito nel dover espletare un bisogno fisiologico, dopo aver aperto il rubinetto dell’acqua per confondere il rumore dell’apertura della finestra del bagno, riusciva a scappare dai sequestratori per le campagne circostanti e a chiedere aiuto.

I militari hanno individuato l’abitazione teatro delle violenze, rinvenendo e repertando il machete ancora sporco di sangue, vari fazzoletti di carta utilizzati dalla vittima per asciugarsi le ferite, mozziconi di sigaretta con tracce ematiche nonché un’asta per tende spezzata in più punti. Poco dopo, i carabinieri hanno rinvenuto l’auto usata per trasportare il 38enne alla villetta, dove all’interno sono state repertate tracce ematiche sui sedili posteriori, dove era stato caricato il malcapitato.

A seguito di incessanti ricerche, durate per tutta la giornata, i Carabinieri di Castel Gandolfo sono riusciti ad identificare e a rintracciare gli uomini gravemente indiziati degli efferati reati, alcuni dei quali avevano trovato rifugio in un appartamento, privo di campanello e di assegnatario, all’interno del complesso residenziale “Serpentone” del Corviale.

I cinque indagati – da ritenere presunti innocenti fino a condanna con sentenza irrevocabile – sono stati sottoposti a fermo di iniziativa da parte dei Carabinieri e associati in varie Case Circondariali del territorio nazionale. La Procura della Repubblica di Velletri ha richiesto ed ottenuto la convalida del fermo dal GIP dell’omonimo Tribunale che nei confronti dei 5 indagati ha disposto la misura cautelare in carcere.

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