Lui è uno dei nostri 34 connazionaliintrappolati’ nelle città assediate dall’esercito di Putin. Quando ci sono gli allarmi aerei “ci incastriamo tra due muri, tra i pilastri, con la speranza che reggano”. Il 24 febbraio stava accompagnando moglie e figlioletta dai suoceri, poi non si è capito più nulla.

“I militari russi, che hanno conquistato subito la città di Kherson, dove siamo, sparano a vista”. È la drammatica testimonianza di Giovanni Bruno, 35 anni, originario di Pozzallo, in provincia di Ragusa, che ora si trova in Ucraina. Da dove non riesce ad andare via. Lui è uno dei nostri connazionali ‘intrappolati’ nel Paese, come ha sottolineato anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervistato a Non è l’Arena domenica 13 marzo. “Erano in 2000 gli italiani in Ucraina. Oggi sono 400, ne abbiamo salvati già 200. Dei 400, in 34 sono bloccati nelle città assediate, tra cui Mariupol. Ci stiamo lavorando ogni giorno. Grazie a unità dì crisi per lavoro” ha dichiarato il ministro.

Giovanni Bruno, intervistato dal Corriere della Sera, ha raccontato quello che lui e la sua famiglia stanno vivendo da quando è scoppiata la guerra. Lui si era recato a Kherson, nell’Ucraina meridionale, per accompagnare la moglie e la figlia di 22 mesi dai suoceri: ma dal 24 febbraio, primo giorno di conflitto, non si sono più potuti muovere. Nessuno può entrare e uscire. Hanno provato a scappare subito, racconta, ma i soldati hanno proibito loro di uscire di casa. E quando ci sono gli allarmi aerei “ci incastriamo tra due muri, tra i pilastri, con la speranza che reggano. Non ci possiamo muovere, ci hanno sconsigliato di andare nel bunker che ha una sola entrata, presidiata dai militari. E comunque siamo al settimo piano, anche fuggire non sarebbe immediato” ha spiegato. Ciò nonostante Giovanni dice di sentirsi ‘fortunato’ perché la città è stata conquistata subito dai russi, e quindi non viene colpita da grossi bombardamenti o combattimenti, rispetto invece a quanto sta accadendo in altre zone dell’Ucraina.

Ogni giorno pensa a come portare in salvo la sua famiglia: “Siamo in contatto costante con la Farnesina, che sta provando a trovare un modo per farci uscire. Ma non passa davvero nessuno” ha spiegato al Corriere. “Tutta la città è circondata dai militari, sulla strada verso Odessa ci sono combattimenti, non è prudente muoverci né mandare qualcuno per prenderci, almeno per ora.”

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