Intervista a Giusy Ferreri

Giusy Ferreri ritorna dopo cinque anni in gara al 72° Festival di Sanremo con il brano “Miele”. La sua esibizione sul palco dell’Ariston è arricchita dall’utilizzo di un megafono vintage per trasformare la sua voce e trasportare da subito gli ascoltatori nel mood retrò del brano. A dirigere l’orchestra è il Maestro Enrico Melozzi, che lo scorso anno ha diretto i vincitori del Festival 2021 i Maneskin, e anche lui ha accanto al leggio posizionato un grammofono d’epoca, altro elemento che ha contribuito a far immergere nell’atmosfera d’altri tempi del brano, scritto da Takagi & Ketra, Federica Abbate e Davide Petrella.

Intervista a Giusy Ferreri

Giusy come mai hai effettuato la scelta del megafono ad inizio canzone?
“Miele” è una parentesi musicale romantica dal sapore retrò. Quando lo canto mi sembra di vivere uno spostamento spazio-temporale, come un magico e dolce viaggio nell’attesa del ritorno di un amore. È stata una scelta artistica mirata, perché è stato concepito che rimandano a un mondo retrò, come se la voce arrivasse dal grammofono. L’utilizzo del megafono nautico è il modo migliore per proporlo, con un suono vintage. Mi piaceva come cornice, stilisticamente. La canzone segue il fil rouge del nuovo album, Cortometraggi che rimanda ai cinema, al megafono dei registi: c’è un omaggio a Federico Fellini, sempre per creare una cornice di album versatile, come se fossero tanti molti film. E volevo così richiamare un mondo felliniano.

Come stai vivendo questa nuova esperienza sanremese?
Sto vivendo questo Festival con grande entusiasmo, immaginare mia figlia che mi guarda da casa e ha maggiore consapevolezza di quello che sta accadendo è molto bello, mi dà la grinta e l’energia necessarie. È un privilegio poter essere su questo palco, da cui mancavo da cinque anni, con un nuovo progetto che è l’inizio di un nuovo capitolo.

Nella serata di venerdì 4 febbraio sei accompagnata sul palco da Andy dei Bluvertigo, e interpreterete “Io vivrò (Senza te)”, celebre brano del 1969 di Lucio Battisti. Come mai questa scelta?
È un brano molto intenso, che ho scelto di cantare perché ritengo sia tra i più belli ed espressivi del repertorio della musica italiana. È una canzone che sento fortemente e l’ho da subito immaginata suonata dai musicisti che mi accompagnano solitamente durante i miei live, contribuendo così alla ricerca del suono con gli arrangiamenti di Enrico Brun.

Hai voluto un arrangiamento particolare per questo brano di Battisti. Come ci hai lavorato?
Ho desiderato la presenza del Maestro Enrico Melozzi per aggiungere e curarne la giusta fusione tra il suono rock della band e la musica classica orchestrale. Andy è una figura artistica completa, siamo molto amici, abbiamo un grande feeling sul palco ed essendo una canzone intima darà una fusione di suono in più con la sua piattaforma di mellotron, synth e sax e si creerà una magia sonora ricercata.

Il 18 febbraio esce il tuo nuovo disco “Cortometraggi” (Columbia/Sony Music). Cosa ci puoi raccontare?
Questo album è stato concepito con una ricerca mirata. Sono legata a diversi pezzi: “Miele” per il suo fascino, la sua magia, ma anche “La forma del tuo cuore” che è un brano introspettivo, “Il diritto di essere felice” scritto da Marco Masini, “Cuore sparso” di Giovanni Caccamo. C’è anche una canzone scritta da Diego Mancino, un omaggio a Federico Fellini. E’ come se fossero tanti piccoli cortometraggi, con sapori e atmosfere differenti, colori, stili, generi e intensità diverse.

a cura di P.T.

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