Dopo 54 giorni, al ritorno a casa a Napoli in occasione delle festività natalizie è stato accolto da parenti e amici con fuochi d’artificio e una festa speciale. E’ la storia a lieto fine di un 16enne malato di fibrosi cistica, è ritornato a vivere dopo che lo scorso ottobre è stato sottoposto all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma a un doppio trapianto di fegato e polmoni dopo essere finito anche in terapia intensiva a causa dell’aggravarsi della sue condizioni.

Dopo quasi due mesi Andrea è tornato finalmente a casa accolto dall’affetto e dalla gioia dei suoi cari. “Oggi posso dire che i miracoli esistono – ha dichiarato la madre -. Lo scorso Natale iniziavamo il percorso al Bambino Gesù con l’unica, ma incerta, prospettiva di un trapianto per salvare la vita di mio figlio. Averlo oggi a casa con me è il regalo di Natale più grande e inaspettato. Desidero ringraziare tutti i medici e gli operatori per la loro professionalità e umanità e, soprattutto, per aver creduto con noi, e a volte più di noi, che mio figlio potesse tornare a vivere”.

Andrea è stato seguito presso il Centro Fibrosi Cistica di Napoli, del Policlinico Federico II, dal 2016. A causa del progressivo peggioramento delle sue condizioni, è stato preso in carico dal Centro Fibrosi Cistica del Bambino Gesù in vista di un programma di trapianto. Poiché la malattia aveva provocato una grave insufficienza respiratoria e danneggiato gravemente anche il fegato, lo scorso marzo – riferisce l’ospedale Bambino Gesù – è stato inserito nella lista di attesa per un trapianto combinato di polmoni e fegato. Una delle principali complessità di questo tipo di intervento è la scarsa disponibilità di donatori che abbiano caratteristiche immunologiche e dimensionali degli organi tali da permettere il prelievo contemporaneo di polmoni e fegato. L’attesa del trapianto è stata pertanto lunga, con un progressivo peggioramento delle condizioni respiratorie che hanno portato, alla fine di settembre, ad un ricovero urgente in terapia intensiva, con necessità di intubazione e ventilazione meccanica.

Grazie al sistema del Centro Nazionale Trapianti e dei Coordinamenti Regionali che gestiscono la rete italiana per i trapianti, due equipe del Bambino Gesù, trovato un donatore idoneo, hanno potuto recarsi nell’ospedale dove si trovava per prelevare gli organi. Intanto nell’Ospedale della Santa Sede, nella sala operatoria della Cardiochirurgia, è iniziato l’intervento di trapianto: sono stati rimossi i polmoni malati, il paziente è stato messo in circolazione extracorporea – grazie alla macchina cuore-polmoni che ne sostituisce temporaneamente le funzioni – e sono stati impiantati i nuovi polmoni arrivati nel frattempo a Roma.

Ripresa la funzione dei polmoni e del cuore, è stata interrotta la circolazione extracorporea e realizzato il trapianto del fegato. L’intervento è durato complessivamente 22 ore; se si aggiungono anche le procedure di prelievo effettuate nell’ospedale del donatore, sono state necessarie più di 36 ore. L’intervento ha coinvolto più di 40 professionisti. “Nessuno dei risultati eccezionali conseguiti e di cui siamo davvero fieri – dice Mariella Enoc, presidente del Bambino Gesù – sarebbe mai possibile senza la generosità dei donatori e delle loro famiglie. La loro disponibilità è l’elemento indispensabile per l’attività di trapianto di organi che in Italia ogni anno cura più di 3000 pazienti”.

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