Il Mezzogiorno continua a perdere i suoi talenti. La fuga dei giovani e il depauperamento del capitale umano continuano a pesare nelle realtà del Sud Italia. Lo rileva AlmaLaurea. Il Rapporto sul profilo dei Laureati si basa su una rilevazione che coinvolge circa 300mila laureati del 2021 di 77 Atenei restituisce un’approfondita fotografia delle loro principali caratteristiche. Il report sulla Condizione occupazionale dei Laureati si basa su un’indagine che riguarda 660mila nuovi dottori e analizza i risultati raggiunti nei mercati del lavoro nel 2020, 2018 e 2016, contattati rispettivamente a 1, 3 e 5 anni dal conseguimento del titolo.

Torniamo ai treni che dal Mezzogiorno viaggiano verso il Nord. Concentrandosi, infatti, sul confronto diretto tra ripartizione geografica di conseguimento del diploma e ripartizione geografica della laurea si evidenzia che le migrazioni per ragioni di studio sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord. La quasi totalità dei laureati che hanno ottenuto il titolo di scuola secondaria di secondo grado al Nord ha scelto un ateneo della medesima ripartizione geografica (96,7%). I laureati del Centro rimangono nella medesima ripartizione geografica nell’86,8% dei casi; mentre il 10,7% ha optato per atenei del Nord. È per i giovani del Mezzogiorno che il fenomeno migratorio assume, invece, proporzioni considerevoli: il 28% decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord, rispettivamente 16,1% al Nord e 11,9% al Centro. Un altro aspetto interessante riguarda i laureati provenienti dall’estero: il 92,1% sceglie un ateneo del Centro-Nord.

Posto a cento il numero di laureati che hanno conseguito il diploma in ciascuna delle tre ripartizioni, il saldo migratorio – calcolato confrontando la ripartizione geografica di conseguimento del diploma e della laurea – è pari a +23,1% al Nord, a +19,7% al Centro e a -25,7% al Mezzogiorno. Pertanto, per motivi di studio, il Sud perde, al netto dei pochissimi laureati del Centro-Nord che scelgono un ateneo meridionale, oltre un quarto dei diplomati del proprio territorio. Il 69% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo iscrivendosi a un corso di secondo livello; tale quota è in aumento negli ultimi anni (+13,8 punti percentuali rispetto al 2014, anno in cui, secondo le indagini di AlmaLaurea, si è registrato il tasso di prosecuzione degli studi più contenuto nel periodo di osservazione 2008-2021). Guardiamo il lato positivo: aumenta il tasso occupazionale. Tanto studio, ma ora anche più lavoro. Sono di seguito fotografate le performance occupazionali dei laureati di primo livello che, dopo la conquista del titolo, hanno scelto di non proseguire gli studi universitari (30%).

Nel 2021 il tasso di occupazione è pari, a un anno dal conseguimento del titolo, al 74,5% tra i laureati di primo livello e al 74,6% tra i laureati di secondo livello del 2020. Il confronto con le precedenti rilevazioni di AlmaLaurea mostra un tendenziale miglioramento del tasso di occupazione. In particolare, per i laureati di secondo livello, nel 2021 il tasso di occupazione risulta in aumento di 2,9 punti percentuali rispetto all’indagine del 2019; per i laureati di primo livello, invece, l’incremento è più contenuto (+0,4 punti percentuali). Buone notizie anche per quanto riguarda gli stipendi. La retribuzione mensile netta a un anno dal titolo è nel 2021, in media, pari a 1.340 euro per i laureati di primo livello e a 1.407 euro per i laureati di secondo livello. Rispetto all’indagine del 2019 si rileva un aumento: +9,1% per i laureati di primo livello e +7,7% per quelli di secondo livello. Insomma, il Paese sta cambiando, a piccolissimi passi i giovani guadagnano terreno, ma è terreno non bagnato dal mare. La vera sfida è trattenere sul nostro territorio i ragazzi, sono loro il futuro.

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