La Russia “nel nostro caso ha ridotto del 15% i flussi normali” ma ora ha annunciato che “Nord Stream verrà chiuso due settimane per manutenzione: questo comporterà che ci sarà ancora meno gas e i prezzi aumenteranno perché il mercato del gas è speculativo e ci sarà una ulteriore corsa all’accaparramento.

Noi stiamo andando con un ritmo molto regolare e siamo attorno al 60% degli stoccaggi. Dobbiamo arrivare al 90%, un obiettivo raggiungibile”. E’ quanto ha affermato il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani intervistato da SkyTg24.

Ieri l’operatore Nord Stream Ag aveva annunciato che le linee del gasdotto Nord Stream saranno chiuse dall’11 al 21 luglio per “lavori di manutenzione”. “Dall’11 al 21 luglio 2022 la compagnia Nord Stream Ag effettuerà una momentanea chiusura di entrambe le condotte del Nord Stream per effettuare dei lavori pianificati di manutenzione, inclusi test di componenti meccanici e sistemi di automazione per garantire un efficace, sicuro e affidabile funzionamento del gasdotto”, aveva reso noto la società.

Se la Russia chiudesse i rubinetti del gas l’Italia subirebbe meno di altri Paesi europei, “è chiaro però che avremmo un inverno difficile e francamente nessuno vuole fare misure restrittive. Un conto è dire abbassiamo la temperatura del riscaldamento di un grado, o dire per qualche mese andiamo avanti con le centrali a carbone, perché intanto risparmiamo gas transitoriamente, un conto è dire dobbiamo interrompere le attività. Questo noi cerchiamo di non farlo, però devo dire che siamo in una posizione abbastanza buona in questo momento”:, ha detto Cingolani.

“I recenti forti tagli della Russia ai flussi di gas naturale verso l’Ue fanno sì che questo sia il primo mese nella storia in cui l’Unione europea ha importato più gas liquido (gnl) dagli Stati Uniti che tramite gasdotto dalla Russia”. Lo scrive su Twitter Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale per l’energia. ” Il calo dell’offerta russa richiede sforzi per ridurre la domanda dell’Ue e prepararsi a un inverno rigido”, aggiunge.

Il colosso russo Gazprom ha ridotto dell’8,6% la produzione di gas nei primi sei mesi del 2022 e del 31% l’esportazione verso i Paesi non aderenti alla Comunità degli Stati indipendenti (Csi, ex repubbliche sovietiche). Lo rende noto la stessa Gazprom, secondo la Tass. La media giornaliera di esportazioni a giugno è crollata di un quarto rispetto allo scorso maggio.

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