giovanni brusca

Scarcerato Giovanni Brusca, il boss di Cosa Nostra coinvolto nell’attentato in cui morì Giovanni Falcone e autore dell’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo. E’ uscito dal carcere di Rebibbia 45 giorni prima del previsto.

Fu Brusca ad azionare nel maggio del 1992 il telecomando che fece esplodere la bomba dell’attentato di Capaci. Ma non fu questo l’unico delitto di mafia commesso. Divenuto collaboratore di giustizia, in 25 anni di carcere ha usufruito di 80 permessi premio e adesso è uscito anche in anticipo.

La scarcerazione di Brusca non è stata presa bene da diversi ambienti. A commentarla duramente è il sindacato di Polizia Consap: “La scarcerazione di Giovanni Brusca è una vergogna! L’uomo che premette il pulsante del telecomando che fece saltare in aria con una tremenda esplosione il giudice Falcone, la moglie e i colleghi di scorta. Il Brusca si era reso colpevole di altri efferatissimi fatti di sangue come l’uccisione del piccolo Di Matteo poi sciolto nell’ acido ” ?e dopo siamo andati a dormire?” come disse nella deposizione su quel tremendo omicidio insieme a tanti altri fatti di sangue. Una condanna con una pena ridotta a soli 24 anni di carcere tutti scontati per fortuna. La legge si rispetta ma la critica, il dolore è il malessere non si può sottacere”.

“Oggi – afferma il segretario generale nazionale della Consap Cesario Bortone – il pentito Brusca è un 64enne che può rifarsi una vita ma il dolore, il dramma che ha fatto vivere a tanti familiari, giovani mogli e giovanissimi figli, oltre che a tante mamme, non lo salveranno dalle pene dell’inferno per chi crede e della nostra eterna maledizione. La legge sui pentiti con tali sconti di pena merita una rivisitazione in senso restrittivo per il reo che diventa collaboratore di giustizia”. “Non si può consentire una così breve condanna per fatti di gravità inaudita. Oggi che quella persona può ritenersi libero con poche prescrizioni si perpetra un’offesa alla memoria dei nostri morti e un affronto ai nostri sacrifici nell’assicurare alla giustizia tali criminali”, conclude Bortone.

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