Nel momento più delicato del Movimento 5 Stelle, segnato dalla fallimentare che ha portato al Mattarella bis e dalla decisione del tribunale di Napoli di sospendere la nomina di Giuseppe Conte a presidente del Movimento, l’ex premier prova a ricucire lo strappo interno con Luigi Di Maio. Ospite a Otto e Mezzo su La7, dove fa sapere che “la discussione sul limite di mandati produce maldipancia comprensibili. E’ un principio forte e un’intuizione giusta e Beppe Grillo lo ha ribadito in un post. Ma resta un principio ispiratore – osserva – che la politica non è una professione ma una vocazione. Secondo me questa regola ha un fondamento che va mantenuto, ne vorrei discutere con Grillo, ma ragionerei sul trovare qualche volta delle deroghe… Una deroga a Di Maio? Adesso non personalizziamo, a tempo debito faremo le valutazioni del caso”.
Sulla posizione del ministro degli Esteri, che dopo la scellerata settimana delle elezioni del Capo dello Stato ha di fatto disconosciuto la leadership di Conte annunciando una riflessione interna al partito, l’ex presidente del Consiglio è morbido: “Non è nell’orizzonte delle cose che Di Maio venga espulso ma é ovvio che lui – che è l’ex leader – ha delle responsabilità in più. Una leadership vera non ha mai paura del confronto sulle idee ma di fronte ad un attacco così plastico, in televisione, non si può fare finta di nulla”.
Poi aggiunge: “Prima Di Maio andava in piazza per sostenere le nostre battaglie civili, oggi per esibire una corrente e attaccare la leadership” ha ammonito Conte salvo poi addolcire il tutto: “Nella lettera di dimissioni ha scritto diversi buoni propositi per alimentare il dibattito e le idee. L’ho sentito per telefono e mi ha detto che è desideroso di esprimere idee e progetti. E’ vero, un passaggio difficile c’è stato ma l’interesse del Movimento viene sempre prima delle persone”.
Sullo scenario politico post Mattarella-bis, l’ex premier allontana Salvini dopo la figuraccia relativa al caso Belloni (con lo stesso Grillo lanciato allo sbaraglio con quel tweet ai quattro venti) e annuncia fiducia in Letta: “Rispetto i tormenti del giovane Renzi, non so quale prospettiva politica si darà, se starà a destra o starà a sinistra… L’Asse gialloverde? Una sciocchezza, in vari momenti abbiamo pubblicamente detto di volerci confrontare con l’opposizione, quindi è ovvio che poi ci fossero questi incontri, in accordo con Letta e Speranza”. Sul segretario del Pd chiosa: “Certo che mi fido di Enrico Letta ma il dialogo con i Dem è un dialogo nel segno della chiarezza e della reciproca autonomia”.
Per Conte “non è vero che sull’azione di questo governo o che sul Quirinale non abbiamo toccato palla, dal bonus casa al rinnovo del Presidente Mattarella siamo stati determinanti. Dal primo giorno, insieme a Letta e Speranza abbiamo fatto crescere la sua candidatura”. “Ho lavorato con i parlamentari, con i capigruppo, in cabina di regia – dove c’era anche Di Maio – e abbiamo portato 230 parlamentari a votare uniformemente ma nessun giornale ce lo ha riconosciuto”.