“Quando nacque Fratelli d’Italia c’era scetticismo totale a destra, io per primo dicevo: ma dove vanno?“. E poi: “Il Pdl errore imperdonabile, Meloni e La Russa hanno avuto ragione”. Gianfranco Fini, fondatore di Alleanza Nazionale ed oggi presidente dell’Associazione culturale Liberadestra, ritorna in tv ospite a ‘Mezz’ora in più su Rai Tre e commenta il nuovo governo guidato da Fratelli d’Italia e da Meloni, che nel 2001, a 24 anni, venne nominata dall’ex presidente della Camera coordinatrice di Azione Giovani.

“Questo è un governo di destra-centro, questo mette in agitazione gli alleati. Meloni dovrà essere paziente e abile nel tentativo di tenere tutti insieme. Do per scontato che ci saranno fibrillazioni” spiega Fini.

Secondo Fini, Berlusconi ha preso atto “che non è più il dominus, che in qualche modo il sovrano ha perso lo scettro” a vantaggio di “una donna che da quando era ragazzina ha masticato pane e politica”, Ma Berlusconi “non è un irresponsabile, basta vedere i ministri di Forza Italia, penso a Tajani, che danno ampia garanzia di continuità nell’azione di governo”.

Dure invece le critiche al segretario della Lega, e vicepremier, Matteo Salvini: “Come si fa a non essere inquieti quando si perdono così tanti voti e il partito che guidi ti riconferma? Salvini avverte questa responsabilità perché il voto è stato uno shock” e “l’inquietudine lo porta ad alzare bandiere identitarie”, cosa “che non ha capito la sinistra” che “rimane politicamente corretta, rimane grigia e prevedibile”. Fini ricorda di aver incontrato Salvini “solo di una trasmissione televisiva e di un fugace incontro. È un uomo pragmatico” aggiunge.

Il difetto della sinistra, secondo Fini, è quello di essere “sempre politicamente corretta, mentre la destra, può piacere o non piacere, cerca di avere un’identità”. La sinistra “è sempre – spero che Letta non si offenda – tendenzialmente grigia, non suscita più speranza, non accende più un cuore. E’ prevedibile, scontata”. Il Pd “cerchi di tornare a infiammare davvero i cuori delle masse popolari”.

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