Da fondatore del Pd all’addio dopo quasi dieci anni a un partito che ha una cultura assai carente “sui diritti e le garanzie“. Gianni Pittella, senatore ed ex europarlamentare, saluta Enrico Letta e abbraccia il Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda. Una decisione maturata con “grande serenità d’animo” dopo “delusioni umane” come quella relativa al fratello Marcello Pittella, perseguitato dalla magistratura che nel 2018 ne dispose l’arresto nell’ambito di una inchiesta sulla sanità lucana.

Dopo tre anni e mezzo Pittella è stato assolto con formula piena dal tribunale di Matera. Nel mezzo però il veto del Pd alla sua ricandidatura a governatore della Basilicata. Poi dopo la fine del calvario giudiziario “dai vertici del Partito Democratico, al netto di qualche telefonata di singoli autorevoli membri di governo, non una parola o quasi. Questo la dice lunga, non sulla vicenda o sulla persona Pittella, ma sulla cultura del PD sui diritti e le garanzie” chiosa Gianni Pittella nel suo messaggio di addio ai dem.

Adesso il fratello Marcello correrà al Senato per il Terzo Polo. “Mi pare un embrione di speranza. L’idea che la grande questione liberalsocialista in Italia possa trovare una casa, che il filone socialista e liberale di Gobetti, Rosselli e Bobbio possa alimentare un progetto e ispirare scelte concrete” spiega Pittella che accusa il suo ex partito di essere poco riformista e troppo piegato ai 5 Stelle e ai micro partiti della sinistra. “Rivendicavo la necessità di accentuare il carattere riformista e riformatore del partito, compiendo scelte nette e moderne su temi strategici, sviluppo, indipendenza energetica, mercato del lavoro, giustizia e garanzie per i cittadini. Ho avuto – spiega -per risposta una certa ondivaga tiepidezza, per lo più per non collidere con le posizioni tradizionali della sinistra massimalista o dei 5Stelle”.

In una intervista a Repubblica, Pittella attacca Letta accusandolo di aver proseguito “sostanzialmente la linea politica di Zingaretti. Un annetto fa gli scrissi una lettera aperta nella quale chiedevo una svolta riformista. E di dialogare con Renzi e Calenda: per me è l’area di riferimento, invece è stata scelta un’altra strada”.

Poi la stoccata sui candidati calati dall’alto: “C’è la scelta dei candidati, fatta senza criterio. Senza né capo né coda. Senza rispettare i territori. Ma come si fa a calare dall’alto i candidati? Questo è un modo per allontanare ulteriormente i cittadini dalla politica. E questo è successo in tante parti d’Italia”.

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