Repubblica intervista Antonio Bassolino, tra i precursori e i volti simbolo del primo Pd, sindaco di Napoli e governatore della Campania tra il ’93 e il 2010, ministro del Lavoro con D’Alema che in merito ai risultati dell’ultima tornata politica sottolinea che “è l’insieme del centrosinistra ad aver perso, di brutto. Perché, pur diviso come il centrodestra su varie questioni, è rimasto politicamente ed elettoralmente diviso. Altro che ‘risultato non soddisfacente'”. Per Bassolino “Dietro le percentuali, ci sono fatti umani, società e mondo del lavoro che cambiano, sensibilità giovanili, nuovi bisogni, quello che succede nel Paese reale”, un paese che ormai appare scollato dalla politica, scollamento “Che è rivelato da un altro comportamento del Paese: dilaga l’astensionismo. Chi deve impegnarsi su questa emergenza, se non la sinistra? C’è stata un’affluenza al 64 per cento: è il dato più basso nella storia repubblicana”. Bassolino evidenzia che “Quello del “non voto” è il primo partito italiano. Lì dentro ci sono i tantissimi “senza casa” della sinistra: disaffezionati, lasciati soli. E il giorno dopo, tutti ci mettono una bella pietra sopra. Ma se non ci impegniamo noi a spostare forze dal grande mare dell’astensione, chi deve farlo?” La sinistra ha abdicato ai diritti sociali, perché proiettata solo su quelli civili? “Già abbiamo tante fratture, non mi dividerei tra sostenitori di diritti sociali e diritti civili. L’accento deve stare sui primi, altrimenti cosa è la sinistra? Ma il progresso avviene quando si fanno passi avanti in tutti e due i campi. Mentre ci sono diverse parti del Paese in cui la sofferenza del mondo del lavoro è andata tutta a destra”. E il Sud è stato crocevia di queste mancanze? “Un altro tema serissimo. Che non è solo questione meridionale, ma doveva diventare bandiera di una lotta contro i divari, in tutta l’Italia”.

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