RENATO BRUNETTA FORZA ITALIA

Occorre “un solido patto politico fra riformatori per dare stabilità al Paese”. Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera Renato Brunetta, ministro della Pubblica Amministrazione spiegando che “tutti, forze politiche, governo, gruppi dirigenti, devono ragionare sul medio-lungo periodo. Non basta più il ciclo elettorale e il ciclo politico – aggiunge -. Serve un approccio strategico, che abbracci almeno l’intero decennio che abbiamo davanti”. I riformatori per siglare questo patto “sono quelli che stanno nelle grandi famiglie europee, popolare, socialista, liberale. Ma anche chi ha dato convintamente vita a questo governo – sottolinea Brunetta -. Quelli che stanno parlando la stessa lingua e remando nella stessa direzione perché questo esecutivo vada avanti. E nulla osta che possa continuare anche dopo le prossime elezioni politiche”. Quindi “FI, il Pd, la Lega, il M5S, le sinistre, il centro. Tutti i partiti dell’attuale coalizione. Chi ci sta. In queste ore Tajani, Letta e Giorgetti stanno dicendo le stesse cose, ed è importantissimo che non si resti ancorati a un finto bipolarismo che non esiste più”. Bisogna avere “la consapevolezza che quello di Draghi non è un riformismo qualunque, ma un riformismo germinativo, dunque atteso alla prova della sua replicabilità: è la sfida di quest’ anno, ma anche del 2023 e oltre”. Draghi “ha introdotto un metodo e una cultura, non solo di governo, saldamente ancorata allo spirito del riformismo europeista, che adesso deve avere il tempo di innervarsi nelle pubbliche amministrazioni, negli enti locali, nei corpi intermedi, partiti compresi”. Le tensioni degli ultimi giorni nel governo dopo il voto sul Milleproroghe? Draghi, risponde Brunetta, “è l’unico a poter tenere unito il governo nella differenza tra le forze politiche che lo sostengono”.

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