La Russa e il reddito di cittadinanza

Entravano, pagavano con la prepagata sulla quale era caricato il reddito di cittadinanza e, anziché ritirare bistecche, salsicce e costolette, portavano a casa denaro contante in cambio di una commissione iniziale del 20% che diminuiva per i clienti abituali. E’ quanto andava in scena in una macelleria presente a Napoli nel Borgo di Sant’Antonio, conosciuto anche come “il buvero“, non molto distante da Forcella e da via Foria. Un vero e proprio via vai di percettori del sussidio tanto caro al Movimento 5 Stelle che, grazie al passaparola, erano diventati frequentatori abituali della macelleria gestita da padre e due figli.

Ad accertarlo la Guardia di Finanza di Napoli che ha scoperto la finalità delle due macellerie in questione, una però esisteva solo sulla carta e veniva adoperata per tenere in piedi un giro di fatture false. Sequestrati i due complessi aziendali relativi all’attività commerciale nonché denaro contante per 92mila euro e titoli di credito (cambiali e assegni) nei confronti dei tre indagati, indiziati dei reati di truffa aggravata ai danni dello Stato e di usura. Secondo gli inquirenti, infatti, i tre prestavano denaro pretendendo tassi usurai. Sarebbero diverse centinaia i possessori del reddito che frequentavano l’attività commerciale.

Il reddito ci ha salvato… stiamo avendo un business di 200-210mila euro totali” sono le parole – riportate dall’Ansa – di uno dei due figli che, parlando con la madre, esprime soddisfazione per l’andamento degli “affari”. Un modus operandi illegale grazie al quale “monetizzavano” il reddito di cittadinanza per conto dei titolari, sui quali adesso sono in corso accertamenti. A far insospettire i finanzieri, e nello specifico il gruppo Tutela Spesa Pubblica, l’anomalia di alcune card che venivano utilizzate sempre nello stesso esercizio commerciale, ovvero la macelleria nel centro di Napoli.

e indagini hanno consentito di scoprire che le domande per il reddito di cittadinanza erano state presentate in numero rilevante in uno specifico Caf gestito da due persone in rapporti con e i tre macellai indagati. Dalle verifiche riguardanti il periodo tra marzo 2020 e lo stesso mese del 2021 è emerso che sono state incassate somme pari a oltre 290mila euro attraverso pagamenti via POS con carte ricaricabili arrivate per il Reddito di Cittadinanza intestate a persone di nazionalità romena.

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