“Io mi candiderò alla segreteria del Pd se capirò che può essere utile. Non servirà il nome di Bonaccini o di un altro se non affrontiamo i problemi cruciali. Se ragionassi solo sulla chiave di una mia vittoria, mi sarei potuto candidare già alle Europee, ma non ragiono così”. Così il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo su La7, non esclude una sua candidatura alla segreteria ma nemmeno la annuncia ufficialmente.
“Non sono importanti i nomi – sottolinea – e ho poco apprezzato alcune autocandidature di questi giorni perchè Enrico Letta ha proposto di riflettere. Dobbiamo prima capire in che direzione si vuole andare”. Con le autocandidature “non andiamo lontano”. Al momento l’unica a farsi avanti ufficialmente è stata l’ex ministra dei Trasporti Paola De Micheli.
“Il Pd deve fare opposizione, ci farà bene perchè in questa legislatura abbiamo governato senza mai vincere elezioni. Ma il Pd dovrà fare un’opposizione intelligente: aiutare nei provvedimenti che servono al Paese ma opporsi in maniera molto dura e intransigente laddove riteniamo possano scassare il Paese, compromettere diritti acquisiti o non dare risposte giuste. Perchè oggi ho sentito che vogliono cambiare il Pnrr, ma non sanno di cosa parlano perchè serve invece urgentemente un tavolo per le bollette”.
“Il Movimento 5 Stelle – aggiunge il governatore dem – ha dimezzato i voti rispetto alle politiche 2018 ma hanno preso voti non piu’ anti-establishment ma di chi cercava protezioni. E questo ci deve far riflettere”. Quanto a possibili alleanze, proprio coi pentastellati, Bonaccini ripete che si era tutti d’accordo nel non fare l’alleanza elettorale con loro: “Dopo la caduta del governo Draghi non era pensabile ricucire con loro”. Tuttavia, precisa, “dopo il voto, io penso che sia indispensabile discutere con tutti quelli che si troveranno in un’alleanza progressista”.