– IL Pd dovrà andare “a congresso dopo un’impostazione seria. Dopo aver definito le regole per elaborare una piattaforma e darsi un’identità solida. Idealmente va iniziato subito, ma senza una scadenza perentoria: ci dobbiamo prendere tutto il tempo per sciogliere i nodi che si sono aggrovigliati”. Lo ha detto Andrea Orlando, ministro del Lavoro nel governo Draghi e capolista eletto in Liguria alla Camera, in una intervista al Secolo XIX dove, tra l’altro, ha risposto alla domanda sulla sua eventuale candidatura alla segreteria dei Dem. “Se si mette in discussione un congresso ordinario è perché i problemi non sono i nomi, ma la ragione sociale. E non sono il solo a pensarlo. Feci un ragionamento del genere anche dopo la sconfitta ai referendum del 2015, ma non fui seguito. L’idea di risolvere quel momento solo con la riaffermazione di Renzi non ha portato molto lontano”. In Liguria il Pd ha mantenuto le posizioni nonostante la vittoria del centrodestra: “se il trend ligure fosse stato quello nazionale, oggi staremmo commentando un’altra storia – ha detto Orlando – ma anche qui dobbiamo preparare subito una proposta che possa vincere il totismo”. E sulle regionali del 2025 ha detto “prima di tutto bisogna capire il perché del successo del totismo in Liguria e come questa vicenda politica subirà l’impatto della Meloni. È facile prevedere che molti moderati che si erano rivolti verso l’area di Toti avranno difficoltà a restare, le contraddizioni emergeranno e noi dovremmo essere pronti con una proposta politica, non tattica, per approfittare di questo effetto. Dobbiamo stare sulla palla”.